Ormai nessun social network sa farne a meno: si tratta dei contenuti e dei messaggi che si autodistruggono dopo 24 ore o, come nel caso di WhatsApp, dopo 7 giorni.
C’è chi li chiama Stories, chi Fleets, chi Stati. Nomi diversi per indicare la stessa funzionalità che, a quanto dicono i dati, è la preferita dagli utenti online. Tanto che, negli ultimi anni, stiamo assistendo alla consequenziale totale convergenza tra le varie piattaforme social per rispondere al chiaro incremento di interesse da parte degli utenti.
È di pochi giorni fa la notizia che Twitter, dopo una fase di sperimentazione portata avanti in alcuni mercati, tra cui anche l’Italia (da maggio 2020), ha reso ormai disponibili i suoi Fleets in tutto il mondo.
Ci siamo chiesti, quindi, come i brand possano sfruttare la funzionalità dei “contenuti effimeri”, ormai presente su tutti i social network più importanti, approfittando di questo strumento per la propria comunicazione corporate.
“Contenuti effimeri”: un nuovo modo di usare i social network
Il 2020 ha inevitabilmente determinato un cambiamento anche nell’approccio ai social network, accentuando un trend di sintesi e semplificazione massima dei contenuti.
Come sottolineato dall’ultimo Report prodotto da We are social, è aumentata l’attenzione agli aspetti più semplici e ai piaceri della vita quotidiana ma anche la centralità dei valori. I social hanno interpretato questa nuova esigenza dando ampio spazio a brevi racconti quotidiani rapidi da comunicare, detti appunto contenuti effimeri.
Per i brand contemporanei è fondamentale saper intercettare le nuove dinamiche e adattare la comunicazione ai nuovi trend e ai nuovi bisogni dei clienti. Il che vuol dire saper interpretare le nuove tendenze ma anche evolversi nell’utilizzo delle piattaforme online per connettersi direttamente con le persone tramite ciò che loro reputano importante.
Le aziende che hanno attuato campagne di successo sui social hanno saputo interpretare questa tendenza, dando centralità ai valori espressi dal brand e spazio a semplici storie quotidiane, facilitando interazioni più intime con i propri clienti attraverso una comunicazione empatica, semplice e veloce.
Stories, Fleets, Stati: un mondo di possibilità
Tutti i social più usati hanno dato una propria interpretazione all’uso dei contenuti effimeri. Vediamone una rapida carrellata.
Pioniere del fenomeno è stato Snapchat, che li ha introdotti per primo circa 7 anni fa, seguito da Instagram, 4 anni fa. In entrambi i casi si offre all’utente la possibilità di pubblicare contenuti, foto o video che restano disponibili per 24 ore e che possono essere personalizzato con adesivi, testo, gif, sondaggi e altre funzionalità in continuo aggiornamento.
Twitter ha appeno reso disponibili in tutto il mondo i Fleets, “cinguettii” che si cancellano dopo 24 ore senza lasciare traccia. Non possono ottenere “like”, “retweet” o risposte pubbliche.
Anche Linkedin ha le sue Stories: oltre 14 milioni di utenti possono condividere foto e video della durata massima di 20 secondi, personalizzandone il contenuto con adesivi e testi. In molti hanno criticato questa scelta, temendo intaccasse la natura strettamente business del social. C’è da dire, però, che il modo di lavorare è cambiato rapidamente e con esso anche la relazione tra colleghi e in generale con la propria rete professionale. L’assenza di interazione personale ha portato le persone a necessitare di interazioni più immediate sulle piattaforme, così da condividere i momenti di lavoro quotidiano anche in assenza di interazione fisica.
Di recente anche WhatsApp ha introdotto sia gli “Stati”, cugini delle Stories di Instagram e Snapchat, sia un’opzione che permette di inviare messaggi che svaniscono dopo una settimana. L’intento è rendere le conversazioni digitali più simili alle chiacchierate dal vivo con un importante cambiamento che potrebbe rivoluzionare l’utilizzo quotidiano dell’applicazione.
Infine, anche Facebook ha introdotto sia le Stories, sulla falsa riga di Instagram, sia il cosiddetto “Vanish Mode”, utilizzato sia su Messenger che nelle chat private di Instagram: tutto ciò che viene condiviso in chat (emoji, messaggi di testo o vocali, gif, foto, video o documenti) scompare in via definitiva nel momento in cui, dopo aver visualizzato i messaggi, il destinatario esce dalla chat.
Come usare i contenuti brevi online?
Come possono i brand orientarsi in questo nuovo mondo di possibilità? Come usare le Stories di Linkedin o i Fleets di Twitter, ad esempio? Quali contenuti veicolare?
A nostro avviso è importante fare una scelta partendo dalla domanda: qual è (o quali sono) il canale più adatto al mio business? Come ogni azione di comunicazione, è necessario avere ben chiara una strategia, che preveda innanzitutto quale canale social sia più adatto al business e quali siano i contenuti più pertinenti in base alle attività e al pubblico a cui ci si rivolge. E a questo punto sfruttare tutte le funzionalità che il mezzo propone, rimanendo aggiornati sui nuovi trend, come appunto i contenuti brevi.
Quel che è certo è che i modi di comunicare cambiano velocemente. È quindi necessario per i brand adeguare la propria comunicazione ad una fruizione dei contenuti sempre più veloce da parte degli utenti online, come nel caso delle Stories, rimanendo fedele alla propria identità e ai propri valori.
La diffusione dei contenuti brevi ed effimeri insegna che i brand devono imparare a celebrare l’importanza delle piccole cose, non solo le grandi. E l’utilizzo delle Stories è certamente uno degli strumenti utili a questo scopo: le aziende non possono ignorarli ma integrarli efficacemente nella propria strategia di comunicazione digitale.
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